dal sito di Repubblica.it
Senza governo, con un deficit pubblico in crescita e l'economia ancora in crisi, il Portogallo si avvia sulla strada già percorsa da Grecia e Irlanda nella richiesta di un aiuto finanziario dall'Ue per salvarsi. Il governo di minoranza socialista si è dimesso dopo che il parlamento ha bocciato il piano di "lacrime e sangue", concordato con Bruxelles, per risanare i conti e tagliare la spesa pubblica. A questo punto diventa dunque molto probabile l'intervento finanziario dell'Ue, anche se il governo dimissionario "continuerà a lottare con tutte le sue forze" per evitare un ricorso a un piano di salvataggio Ue-Fmi "che avrebbe conseguenze molto gravi per l'economia" del paese e "imporrebbe un programma di risanamento che i portoghesi certamente non vogliono".
La delusione dei Paesi forti si legge tutta nelle parole di Angela Merkel. La cancelliera tedesca si è detta da un lato "molto dispiaciuta" per la bocciatura parlamentare a un piano di riforme che ha definito "coraggioso"; dall'altro, ha sottolineato che chiunque andrà al governo in Portogallo dovrà sentirsi "obbligato" ad aderire ai parametri del programma bocciato ieri. Sulla stessa linea il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso: "Le difficoltà politiche del Portogallo vanno superate il più velocemente possibile e gli impegni sul fronte delle riforme e del consolidamento delle finanze pubbliche devono essere confermati".
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