quinta-feira, 24 de março de 2011

L'effetto-Gelmini è il caos negli atenei

dal sito di Repubblica.it

Esami spostati, lauree in forse, più tasse
L'effetto-Gelmini è il caos negli atenei
La riforma sta producendo disagi e ostacoli enormi per gli studenti che vedono cambiare all'improvviso i loro percorsi di studio. O, soprattutto, si trovano in assenza di certezze. Segnalate casi e disfunzioni
di MANUEL MASSIMO


Razionalizzazione o tagli? Uno dei cavalli di battaglia della Legge Gelmini - che il ministro ripete spesso come un vero e proprio "mantra" - è stato quello della "lotta agli sprechi": "Con la Riforma dell'Università ci sarà una razionalizzazione delle risorse". All'atto pratico questa dichiarazione di buonsenso si traduce in determinate azioni che il Miur metterà in atto fin dal prossimo anno accademico: l'accorpamento e/o la cancellazione di corsi di laurea per mere ragioni di budget d'ateneo, mettendo totalmente in secondo piano la didattica e la ricerca.

Accorpamenti e cancellazioni. L'antipasto è stato servito a fine febbraio con l'annuncio del "progetto pilota" di riorganizzazione dei sette atenei campani: il "contenimento del numero dei corsi di studio per evitare inutili sovrapposizioni" ha portato alla soppressione di trentaquattro corsi e all'eliminazione di sei sedi decentrate, tra cui quella della facoltà di Giurisprudenza di Nola (città natale del filosofo Giordano Bruno e sede di Tribunale) che attualmente conta 7 mila iscritti. Ma il piatto forte di questa "razionalizzazione" arriverà scaglionato nei prossimi anni: a Bologna (il più antico ateneo d'Europa) entro il 2013 le attuali ventitré facoltà dovrebbero diventare dodici, o ridursi addirittura soltanto a cinque attraverso maxi-accorpamenti eterogenei per rispettare i rigidi dettami della Legge. Su questa scia, a Catania la facoltà di Lingue finirà inglobata in Lettere e Filosofia. E così via.

Ricerca solo per pochi. La Legge Gelmini, all'articolo 18 comma 5, prevede che solo alcune figure possano svolgere progetti di ricerca e partecipare ai gruppi che se ne occupano. Restano fuori - come denuncia il Coordinamento Precari dell'Università - gli assegnisti e chi non è "strutturato". Ma, come sottolinea Link - Coordinamento Nazionale Universitario, questa situazione tocca anche gli studenti delle lauree triennali che potranno portare avanti soltanto lavori compilativi per la tesi: chi sta svolgendo progetti di ricerca e tesi sperimentali non ha più la copertura legale per farlo e rischia di essere allontanato dai laboratori ed escluso dai gruppi di ricerca. E così: "La riforma che dovrebbe avvicinare gli studenti al mondo del lavoro, in realtà impedisce loro di fare un'esperienza reale di ricerca sperimentale fin dai primi tre anni di università".

Tassati e tartassati. "L'aumento delle tasse è una extrema ratio che non vogliamo prendere in considerazione". Il ministro Mariastella Gelmini rassicura gli studenti, eppure alcuni atenei hanno già cominciato a ritoccare verso l'alto la retta annuale. Ad esempio il 15 febbraio il Senato Accademico dell'Università di Tor Vergata ha deliberato un aumento indiscriminato delle tasse universitarie per tutti gli studenti nella misura del 13%, indipendentemente dalla condizione economica in cui versano. E questa non sarebbe una conseguenza diretta dell'entrata in vigore della Riforma Gelmini? Ormai dovrebbe essere abbastanza chiaro che le "riforme a costo zero", specie in un settore delicato e complesso come quello accademico, non esistono e non possono funzionare: un ateneo, proprio come una macchina, ha bisogno di carburante (cioè risorse) per funzionare e di continua manutenzione degli ingranaggi per restare in carreggiata ed evitare di andare in panne.

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