da Repubblica.it
Razionalizzare le facoltà e tagliare i fondi. Più i docenti mandati in pensione e non sostituiti. Così i "requisiti minimi" per far sopravvivere un corso diventano una bomba che spazza via anche veri fiori all'occhiello degli atenei. Da Astrofisica a Scienze sociali, a Scienza delle investigazioni. Lasciando gli studenti nel guado
di MANUEL MASSIMO
Cronache di chiusure annunciate: dal prossimo anno accademico alcuni corsi di laurea, in base alla normativa vigente, potrebbero non essere attivati per la mancanza dei "requisiti minimi di docenza". L'Effetto-Gelmini, in questo caso, non è prodotto diretto della Legge di Riforma entrata in vigore a fine gennaio, ma parte da più lontano: precisamente dal Decreto Ministeriale n. 17 del 22 settembre 2010 che fissa i "paletti" numerici da rispettare per essere in regola e poter continuare ad erogare un corso presente nell'offerta formativa d'ateneo. La razionalizzazione dei corsi di laurea, che dal punto di vista squisitamente economico-finanziario può rappresentare una boccata d'ossigeno per i bilanci accademici, prevede due soluzioni: la soppressione o l'accorpamento. Provvedimenti che, uniti al blocco del turn-over e ai pensionamenti previsti nei prossimi anni, metteranno a dura prova gli atenei riducendo il bacino di docenti per coprire i corsi attivati. Con il risultato che l'offerta formativa delle università pubbliche subirà, nel suo complesso, un forte ridimensionamento.
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